Vantaggi smart working e rischi per la salute da non sottovalutare

Vantaggi smart working e rischi per la salute da non sottovalutare

In Italia e non sono, da oltre un anno a questa parte, c’è stato un vero e proprio boom per lo smart working che è noto anche come lavoro agile. A causa della pandemia di coronavirus, infatti, molte imprese hanno delocalizzato in tutto o in parte lo svolgimento delle mansioni dei propri dipendenti, quando possibile, proprio nell’ottica di tutela della loro salute.

Il boom dello smart working ha portato tanti vantaggi a partire, proprio a favore del lavoratore, da una maggiore autonomia, e passando per l’abbattimento dei tempi legati agli spostamenti. Ma nello stesso lo smart working, come nuovo modo di lavorare rispetto all’attività esercitata in presenza in azienda, apre nuovi scenari da non sottovalutare per quel che riguarda i potenziali rischi per la salute del lavoratore agile.

Quali sono i rischi per la salute collegati al lavoro agile?

Nel dettaglio, rispetto all’attività svolta in presenza in azienda, il lavoro agile presenta dei potenziali rischi per la salute che sono strettamente collegati ad una fruizione più intensiva delle nuove tecnologie digitali. Si tratta, nello specifico, di disturbi da iper-connettività che possono spaziare dalla dipendenza tecnologica al cosiddetto techno-stress, e passando per la sindrome da burnout.

I rischi per la salute, derivanti dallo smart working, possono essere di tipo fisico, ma in genere anche e soprattutto di tipo mentale. Perché, per esempio, un lavoratore agile nel tempo può tendere a non fare più distinzione, e quindi a confondere, la propria vita personale con quella lavorativa. Questa possibile contaminazione, tra il tempo di lavoro ed il tempo da dedicare alla persona, viene identificata con il termine inglese di time porosity e, tra l’altro, può essere spesso la causa di un inasprimento dei conflitti a livello familiare.

Come ridurre i rischi per la salute da smart working

Su tutti questi potenziali rischi collegati al lavoro agile, dallo scoppio della pandemia di Covid-19, la comunità scientifica si sta interrogando ed ha tra l’altro pure fornito dei pareri autorevoli di regolamentazione giuridica per lo smart working. Nello specifico, per evitare i disturbi, le sindromi e le problematiche sopra elencate, il lavoratore agile dovrebbe maturare ed esercitare il cosiddetto diritto alla disconnessione.

Ovverosia fruire di una finestra temporale in corrispondenza della quale, senza incorrere nell’inadempienza, il lavoratore agile non ha alcun contatto con il proprio datore di lavoro. E quindi non risponde al cellulare, non è connesso e non è visibile in rete, così come non risponde ai messaggi di posta elettronica.

Il lavoro agile ed i suoi innegabili vantaggi anche oltre la pandemia

Per il lavoro agile, quindi, non è tutto oro quel che luccica, ma è anche chiaro che lo smart working, nello stesso tempo, ha i suoi innegabili vantaggi che vanno ben oltre, tra l’altro, l’adozione di tale modello per tutelare i dipendenti dal rischio coronavirus.

Se in passato, infatti, lo smart working è stato quasi sempre visto come uno dei modelli virtuosi per agevolare le donne a conciliare le esigenze lavorative con quelle di cura della famiglia, in realtà cresce tra le imprese la volontà di promuovere e di incentivare lo smart working anche quando la pandemia di Covid-19 sarà, si spera presto, un lontano ricordo.

Le aziende, anche per ragioni e motivi di forza maggiore legati proprio alla pandemia, hanno infatti potuto sperimentare i vantaggi del lavoro agile come strumento che può andare ben oltre l’equilibrio di genere. Perché alternare il lavoro agile con quello in azienda, al netto dei potenziali rischi sopra indicati, può in realtà favorire il benessere del lavoratore con ricadute positive sul rendimento e sulla produttività. Nonché sulla maggiore capacità di acquisire e di sviluppare nuove competenze dentro come fuori dall’ambiente tradizionale di lavoro.

Autore dell'articolo: Silvia